Chi sono
Sono nata due volte. La prima in modo tradizionale, al Lido di Venezia, l’isoletta sottile che chiude come un righello, la laguna dal mare aperto. La seconda quando sono partita per mare, quando voltai le spalle per sempre alla mia casa e raggiunsi l’Ernesto Leoni ormeggiato ai Giardini a Venezia. L’Ernesto Leoni era un navicello apuano costruito a Viareggio nel 1920, venne usato inizialmente per il trasporto del marmo in Asia minore, poi di merci varie tra la Sicilia e le isole. Renato lo aveva trovato a Pantelleria, superato da traghetti più moderni e dismesso. Da stiva vuota, lo modificò e rese ospitale, con bagni, cabine e cucina. Partimmo da Venezia un 12 giugno, data che rimane fino ad oggi, l’anniversario per eccellenza, il mio compleanno. Rimanemmo dapprima in Mediterraneo, lavorando con corallari e organizzando crociere per subacquei: Corsica, Sardegna, Eolie, Egadi, Tunisia, Arcipelago Toscano, il mitico banco Skerki nel canale di Sicilia, furono le nostre le nostre mete; P. Ercole e Giannutri la nostra residenza. Migrammo in Egitto nel ’90, per qualche anno, una puntata di qualche mese in Eritrea per esplorarla, fino ad escluderla dalle nostre aspirazioni e a risalire in Sudan. Qui, più che mai innamorati del mare, così incontaminato e isolato, trovammo la scenografia ideale per le nostre passioni. La dittatura militare, i venti di guerra nel paese con Eritrea, Darfur, Sudan del sud, l’irregolarità dei voli, lo rendevano sufficientemente difficile da raggiungere e poco sfruttato. Giungeva solo una élite di subacquei irriducibili, appassionati e coraggiosi. Gli ospiti ideali. Rimanemmo legati al Sudan, abbandonando i progetti giovanili di navigazioni attorno al mondo. Io sono questa vita nomade per mare. Ho vissuto una favola e per molti anni ho temuto fosse una delicata bolla di sapone che poteva rompersi da un momento all’altro con lo stesso alito che l’aveva originata. Mi è piaciuta questa mia vita, tornassi indietro, rifarei tutto, perfezionando solo, sarebbe bello, ma senza cambiare nulla. Ho vissuto quel tempo in cui le foto di un pesce catturato ci facevano eroi in lotta per la sopravvivenza, fino al tempo che riprendere una traina od un pesce sfilettato divenne quasi un delitto; quando pescare il corallo, vivere di immersioni, assistenze, tabelle di decompressione e navigazioni e ore di scandaglio, era una attività quale quella dei cercatori d’oro, mentre ora sarebbe un altro delitto. Ancora quando la vita a bordo poteva essere spartana e questo ne aumentava esponenzialmente il piacere il senso d’avventura e l’evasione, quando era un piacere una lunga tavolata con una gran ciotola di spaghetti ed aragoste e frutti di mare che ci si procacciava tra una immersione e un’altra; mentre ora sono più importanti i dettagli della barca, l’aria condizionata, i tavolini sono da 4 persone come in un ristorante e ti servi in fila al buffet, ti lamenti se non trovi una bottiglia di vino all’altezza del tuo palato, un whisky di marca…senza riflettere che sei…in Sudan. Ora il mare è in pericolo, indifeso, minacciato, sfruttato. Lo spazio per pionieri avventurosi è cambiato. Alle volte non ho coraggio di pubblicare alcune vecchie foto: si stava per mare anche mesi, senza rientrare in porto e procurarsi un pesce o della carne, era vitale. Il principio era sempre e solo quello: prendiamo ciò che ci serve, nulla di più. Grazie calamaro! Ti ho catturato, sei la nostra cena, nessuna crudeltà. Ci si adatta, ci si evolve e pur di vivere per mare, si scende a compromessi. Resta immutato il piacere di condividerlo, di trasmettere le nostre esperienze, ora preservandolo. Il Sudan è un magnete, se mi allontano, mi richiama e la nostalgia pesa nei miei pensieri. Finché il Sudan sarà una destinazione difficile, o costosa, o mal collegata, e non diverrà agevole alla massa, sarà salvo. E Noi dei privilegiati. Ho rinunciato per un anno e mezzo alle barche e alle crociere, la difficoltà di gestire un equipaggio maschile mi aveva un po’ logorata, il fatto che gestivo tutto da sola da bordo, penalizzava promozione e vendita, è aumentata la competizione, poi le incertezze della rivoluzione, dei permessi, voli e libertà di movimento. Ora sto cercando di scegliere una buona barca, avere migliori alleanze, mi manca troppo e voglio tornare. Tornare come? In questo sito, in questo blog, con le foto, i racconti, i ricordi, gli articoli ed io, spero presto, di persona.